di: Roberto Sanchini
L’Arcisa è il promontorio, piatto nella sommità e delimitato da ripe verticali, con cui l’attuale collina di Chiusi si protende fra le valli del Rielle e del Botusso, pochi passi fuori Porta Lavinia, dove è già aperta campagna. I documenti e i ritrovamenti archeologici indicano che la località era cinta da mura, demolite alla fine del XVIII secolo, ed adiacente ad una porta antica della città, che seguì la sorte delle mura, come la chiesetta della Madonna della Pietà, che vi era stata eretta nel XVII secolo. Qui si estendeva la necropoli longobarda più importante di Chiusi, che a più riprese ha restituito sepolture altomedievali fra cui, nel 1874, un sepolcro molto ricco (c.d. “tomba del ongongobardo d’oro”), che reimpiegava un’epigrafe romana come copertura e conteneva un inumato con corredo interamente in metallo prezioso, databile fra il VI e il VII secolo, oggi conservato in parte nel Metropolitan Museum (New York) e in parte nel Musée des Antiquitatés Nationales de Saint Germain-en-Laye (Parigi).
Si tratta di diciassette guarnizioni in oro di una cintura, di quattro guarnizioni auree dell’elsa di una spada, dei resti di un pugnale con fodero d’avorio e decorazioni auree, di un set da calzature costituito da due fibbie, due puntali e due contro-placche, di una fibbia d’oro decorata a filigrana, di cinque crocette auree lisce, di un anello d’oro con pietra etrusca raffigurante un guerriero ferito sorretto da altri due guerrieri e di un bottone aureo con faccia umana incisa. A tali oggetti se ne devono aggiungere altri, andati dispersi, nonché gli unici acquistati per il Museo locale, cioè un umbone di scudo, una spada, uno scramasax (specie di coltello ad un solo taglio), due bacini di rame, un vaso di vetro e un fibbia d’argento.
Caso non unico a Chiusi, la necropoli altomedievale si estese in un’area già urbanizzata, probabilmente a destinazione pubblica come quella contigua dell’attuale parcheggio già “vigna del canonico Ragnini”; lo testimoniano i cunicoli di drenaggio presenti nel suo sottosuolo, resi evidenti dai molti sbocchi sui fianchi della collina, e i frammenti di un probabile feriale (elenco di feste pubbliche annuali) del II-III secolo dell’era cristiana.
Per approfondire:
– Sui ritrovamenti longobardi:
Pazienza, Annamaria (2009) Longobardi di Tuscia, fonti archeologiche, ricerca erudita e la costruzione di un paesaggio altomedievale (secoli VII-XX). [Tesi di dottorato]
http://paduaresearch.cab.unipd.it/1567/1/TESI.pdf
Paolucci, Giulio, Archeologia gota e longobarda a Chiusi, tra antiche e nuove scoperte, in Falluomini, Carla (a cura di), Goti e Longobardi a Chiusi, Edizioni Luì 2009, pp. 11-28
http://www.bancavaldichiana.i/editoria/libri
Salvini, Monica (a cura di), Goti e Longobardi a Chiusi. I materiali del Museo Archeologico Nazionale Etrusco di Chiusi, catalogo della mostra omonima, aperta la pubblico il 12 giugno 2010.
Magno, Andrea (2010) L’insediamento longobardo a Chiusi e nella Valdichiana. [Tesi di Dottorato], Università degli Studi di Ferrara.
http://eprints.unife.it/257/1/Magno.pd
– Sui cunicoli dell’Arcisa:
Fabrizi, Franco, Chiusi. Il Labirinto di Porsenna, Calosci, Cortona 1985, pp. 64-68 e 266-268