#ACCADEOGGI#32

Rivivono sui Social del G.A.C. , le ricche cronache archeologiche locali con l’omonima rubrica nata da un’idea del direttore del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi Maria Angela Turchetti e resa possibile dalla collaborazione con il Gruppo Archeologico “Città di Chiusi” ed in particolare con l’appassionato cultore di storia locale Roberto Sanchini, che per trent’anni del Gruppo è stato anche presidente.

Chiusi 7 febbraio 1874

Grazie al contributo ( 250 lire) dell’On. Giacomo Servadio, l’allora Museo Civico di Chiusi, acquisisce un cippo in pietra fetida

” Chiusi, 7 Febbraio 1874
Nel pomeriggio, nell’Ufficio comunale, sotto la presidenza del Dott. Ferdinando Bruni, si riunisce la Commissione Archeologica per deliberare alcune spese relative ad acquisti e restauri; la più consistente è quella di £. 225 per l’acquisizione di un cippo da uno dei membri della Commissione stessa, Angelo Galanti.
Per quanto l’istituzione museale al momento godesse del sostegno finanziario del Sindaco pro-tempore Cav. Giovanni Paolozzi, fu possibile sostenere la spesa solo grazie al contributo dell’On. Giacomo Servadio, 250 Lire in totale; a rivelarlo è una lettera del 6 marzo 1873 indirizzata dal deputato al Prof. Giovan Francesco Gamurrini, che al tempo era lo studioso di gran fama più interessato alle sorti del Museo Civico da poco inaugurato.
Proprio qualche giorno prima il canonico Giovanni Brogi, Segretario della Commissione, così aveva scritto all’illustre Professore aretino, segnalando le ristrettezze finanziarie in cui si doveva operare: “Mi dice il Galanti s’Ella fosse in comodo di comprare quel suo cippo che vide in pezzi e che ora restaurato è divenuto bellissimo, noi non si compra per l’unica e buona ragione che non s’ha quattrini; ma certo sarà una gemma in qualunque museo”.

Il cippo acquistato dunque dal Museo Civico, sottoposto in tempi recenti a restauro, è risultato ricomposto da frammenti  originali a cui sono stati aggiunti elementi sagomati e figurati intagliati ex novo nella pietra fetida estratta da cave locali – le stesse adoperate dagli Etruschi – che nel XIX secolo vennero riaperte appositamente.
Non per nulla Angelo Galanti, il professor Angelo Galanti, era dotato di una particolare perizia in questa forma di restauro creativo, che associava alla padronanza dell’arte del disegno quella delle tecniche dell’intaglio e dell’intarsio proprie dell’ebanista.
L’intervento sul cippo eseguito dal … ” 
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Riferimenti bibliografici e fotografici, sulla pagina FB del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi.

                 Un particolare ringraziamento va al Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, al Polo Museale dellaToscana ed al  Comune della Città di Chiusi

 

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